
Jinda significa “nuova vita”, un Centro creato per ridare speranza alle donne e ragazze traumatizzate dalla guerra.
Duhok è nel nord dell’Iraq, nel Kurdistan, a circa 60 km da quell’importante confine che divide la libertà dalla sottomissione, la civiltà dall’inciviltà, cioè quella linea invisibile che è il limite dei territori governati dall’ISIS (Islamic State of Iraq and al Sham). Malgrado i pochi chilometri, Duhok è un luogo sicuro, infatti qui sono presenti numerosi campi profughi. Ed è in questa città che il prossimo 9 luglio aprirà un importante centro di accoglienza per le ragazze rapite dagli uomini dell’ISIS e che poi sono riuscite a fuggire.
Le donne e ragazze yazide
Le storie di queste donne e ragazze sono spesso inimmaginabili per chi, come noi europei, è cresciuto in una società dove vige il rispetto del prossimo tutelato da un punto di vista legislativo. Catturate, portate nei mercati delle schiave del sesso di Mosul o Raqqa, denudate e mostrate come merce, violentate ripetutamente, rivendute, talvolta torturate se non mostrano piacere durante il rapporto sessuale… questo è solo un breve elenco di ciò che capita a queste donne, drammi vissuti quotidianamente, e a volte ragazze che non vedono una speranza nel loro futuro e si suicidano. (…)
Per leggere l’articolo completo: