“La bevitrice di assenzio” tratto dal libro GIRO DI BOA

Le palpebre pesanti, le spalle ricurve. Un’infinita stanchezza sembra pesare su quelle spalle ricurve. Quanto sconforto, quanta delusione. Lì, seduta al bar da sola, con lo sguardo perso nel vuoto che pare cercare una via d’uscita, pensa a ciò che è accaduto, a quello che poteva essere.

Neppure l’abito elegante indossato quella mattina ha aiutato il suo stato d’animo: aveva scelto il suo vestito migliore per guardarsi allo specchio e convincersi che era ancora attraente, che il suo aspetto era ancora piacevole e non denunciava tutte le sofferenze interiori. Aveva indossato la gonna di color bruno rossiccio che aveva comprato in un negozio in centro a Parigi per il suo compleanno ed era un colore che le piaceva tanto perché era caldo e ricordava le foglie in autunno. Gli aveva abbinato la giacca con i fiocchi di seta gialli, era sicuramente la giacca più bella che aveva. Infine aveva scelto il bel cappellino bianco e le scarpe con il fiocco bianco, così che si richiamassero i colori. Ma il bell’abito non era comunque riuscito a risollevare il suo stato d’animo.

Si sentiva così avvilita da non avere più forze, si sentiva sola, così si era rifugiata in quel bar, “La Nouvelle Athènes” in place Pigalle, dove c’era tanta gente bizzarra perchè gli artisti si trovavano lì a bere e a discutere, a ridere. Proprio il signore che gli stava di fianco era Marcellin Desboutin, un pittore e incisore che abitava nel suo stesso condominio e dipingeva dei così bei ritratti. A lei sarebbe piaciuto averne uno da appendere nella sua semplice casa, ma non aveva il coraggio di chiedergli quanto le sarebbe venuto a costare.

Quella mattina il bar è semivuoto. Troppo triste, anche lì non è riuscita a trovare una distrazione, un po’ di allegria. Allora ha ordinato un Fée Verte, una Fata Verde. L’assenzio non era uno dei suoi liquori preferiti, per la verità i liquori non le piacevano, ma in quel momento aveva bisogno di calore e quando sorseggiava quel distillato così forte sentiva un’onda calda scendere fino allo stomaco, che avvampava.

Ma tutto sommato, in quella mattinata parigina, c’è un piccolo elemento di conforto, lì nel bar “La Nouvelle Athènes”, seduta davanti alla specchio. É la piacevole luce primaverile, così chiara, che entra dalla vetrina. Ecco, forse è proprio quella lucentezza mattutina, così fresca e gaia, che alla fine darà un po’ di conforto, darà la speranza di continuare e avere la meglio su afflizioni e guai, su quel senso di vuoto che a volte prende il sopravvento.

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