Come analizzare un dipinto?
Mettetevi alla prova: qui vengono proposte delle domande, provate a rispondere. Il filo conduttore delle domande è applicabile anche nell’analisi di altre opere d’arte. Una volta acquisito il metodo non ci sarà più bisogno di una griglia che vi guidi, le domande saranno nella vostra mente e le sole risposte creeranno una coerente analisi dell’opera.
In generale è meglio iniziare con una descrizione dell’iconografia, poi la descrizione del/dei soggetti, dei principali elementi e regole compositive, per passare poi ai dettagli e concludere con eventuali significati che l’opera esprime.

Spiegazione iconografica
Chi è San Sebastiano?
Analisi compositiva
Descrivi come l’artista ha rappresentato la situazione: dove è collocato il Santo? Quali altri personaggi sono raffigurati? Come è il paesaggio descritto? La composizione è in equilibrio? Perchè?
Analisi dei soggetti
Come è rappresentato il Santo? (Parla del punto di vista, come è rappresentato il corpo del santo, cosa evidenzia la luce, il tipo di espressione: il suo corpo e il suo volto, cosa esprimono?). Come sono raffigurati gli altri personaggi?
Analisi della tecnica
Il Mantegna è molto accurato nella rappresentazione dei dettagli o tende a tralasciarli?
Analisi dei significati simbolici
Evidenzi alcune particolarità riguardo le rovine archeologiche che circondano il San Sebastiano? Le rovine in primo piano e l’originale paesaggio sullo sfondo alludono a un significato allegorico; vuoi provare a ipotizzarlo?
Risposte:
San Sebastiano era un soldato romano convertito al cristianesimo che aiutò altri cristiani a fuggire di prigione, per questo venne condannato a morte: legato a una colonna venne trafitto da frecce fino a sembrare morto. Soccorso, riuscì a guarire. Decise di tornare dall’imperatore Diocleziano, che lo fece uccidere definitivamente. Mantegna lo rappresenta durante il martirio.
San Sebastiano è ritratto al centro del dipinto, legato ad una colonna corinzia affiancata da resti architettonici classici e trafitto da frecce. A destra della composizione, in basso, si vedono i due esecutori del martirio, ancora con gli archi e le frecce in mano. Sullo sfondo è rappresentata una città posta su tre livelli, di cui l’ultimo molto aggettante, che controbilancia visivamente le rovine archeologiche.
La visione dal basso verso l’alto dona al Santo statuarietà. Il suo corpo è vigoroso, malgrado le numerose frecce che lo trafiggono, e sembra simboleggiare la forza della Fede. I muscoli sono descritti plasticamente dal chiaroscuro. Il volto invece, fortemente solcato, esprime sofferenza e si volge verso il cielo in cerca di aiuto.
I due soldati sulla destra sono rappresentati solo dal torace in su, facendoci immaginare che lo spazio continui oltre i bordi della tela. Essi parlano fra di loro e appaiono così noncuranti della sofferenza del santo. Le rughe, fortemente evidenziate, plasmano fino a stravolgere i loro volti, rendendoli quasi ripugnanti; contrastano con la bellezza del corpo del Santo, come a voler rispecchiare l’assioma “bello uguale a buono, brutto uguale a cattivo”.
Mantegna è molto accurato nella rappresentazione dei dettagli, basti osservare la cura con cui dipinge i due soldati (si vedono i peli della barba, i denti marroni, gli occhi velati) o la città sullo sfondo, descritta minuziosamente.
Anche le rovine archeologiche sono dipinte in modo meticoloso e si può notare che tra i reperti stanno crescendo un fico e un’edera, entrambe piante molto resistenti e invasive.
Sia la città sullo sfondo, minacciata dalla roccia aggettante su cui è stata avventatamente costruita una rocca, sia l’edera e il fico che in poco tempo fagociteranno le rovine, sono simbolo del destino che incombe sull’uomo, ricordandone così la caducità in un’epoca in cui egli si pone come costruttore del proprio futuro e dominatore della natura
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