Good Books: L’UOMO CHE SALVO’ LA VITA AL DUCE, di Roberto Ciai

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Titolo: L’UOMO CHE SALVO’ LA VITA AL DUCE

Autore: ROBERTO CIAI

Editore: LEONE

Note: venduto anche all’estero

Una storia amara che inizia nel 1934 e termina nel 1954. Roberto Ciai ha intessuto una trama complessa che si sviluppa in una ricostruzione storica accurata, capace di coinvolgere il lettore in atmofere e sapori del tempo. Ho chiesto all’autore stesso di parlarci del suo libro.

Roberto Ciai dice di sè:

Sono romano di sette generazioni, lavoro in uno studio legale ad Ostia e scrivo nei ritagli di tempo. Ho pubblicato tre volumi con Leone, due dei quali scritti con il mio amico Marco Lazzeri, che conosco dagli anni (lontani) del liceo. Abbiamo iniziato a pensarci dal 2006, quando Marco -dopo aver letto Imperium – mi propose di scrivere qualcosa ambientato al tempo dei Borgia e dell’InquisitoreTorquemada. L’Uomo che salvò la vita al Duce invece è stata un’avventura solitaria.

fotografia Roberto

  • A tuo giudizio quali sono i punti forza del tuo libro, l’aspetto affascinante di questa storia?

L’Uomo che salvò la vita al Duce è un grande specchio: la Guerra mondiale e la guerra intima, che si consuma all’interno dell’anima, spesso molto più sanguinaria della prima. 

La storia dura vent’anni (dagli anni Trenta ai Cinquanta), l’amore totale, l’odio e il desiderio di vendetta come protagonisti assoluti del racconto. Perché l’uomo si evolve solo nella corteccia, ma gli istinti e le passioni restano quelli primordiali, scritti nelle sue ossa da sempre. L’amore e l’odio sono gli stessi dei tempi di Shakespeare e della tragedia classica, senza dubbio. Sono loro i veri scrittori, gli autentici narratori di tutte le storie. 

L’Uomo che salvò la vita al Duce non fa eccezione. La vendetta è il dio supremo del racconto, e fino all’ultima pagina ogni frase brucia nell’impeto di vendetta per un vecchio, spaventoso peccato.

Mi è anche molto piaciuto raccontare facendo attenzione alla ricostruzione storica: sono riuscito a scovare tanto materiale dell’epoca. Testi, manuali, riviste, guide turistiche degli anni Trenta, con i percorsi e le fermate degli autobus, i negozi più importanti, le marche delle calze, delle cravatte, le descrizioni di Roma, dell’Africa settentrionale, di Venezia, delle moto, delle auto. Ho cercato di riprodurre tutti i particolari come se stessi organizzando un film. Spero di essere riuscito ad aprire una finestra convincente nella Storia. 

  • Perchè hai deciso di scrivere questa storia?

Oltre le ragioni che ho appena detto, ho deciso di scriverlo perché odio profondamente alcuni clichè. L’italiano è italiano sempre e comunque, al di là del credo politico e religioso. Ha i suoi pregi e difetti, lo strangoleresti e lo abbracceresti indipendentemente da come la pensa e vota, se prega o meno.

Scegli a caso un romanzo ambientato durante il Ventennio, e se ne hai qualcuno a casa prova a sfogliarlo. L’antifascista è intelligente, emarginato, colto ma sfigato, fa battute brillanti e sarcastiche sullo stato, risolve ogni caso indipendentemente dai colleghi e spesso vincendo terribili resistenze dell’apparato. Il funzionario è corrotto e idiota, i treni arrivano in orario, tutti vanno alle adunate ma in segreto complottano, e così via.  

Macchiette, non personaggi. Commedia dell’arte.

Sono sempre stato appassionato di Storia, da quando mio padre comprava Storia Illustrata, e non sopporto il qualunquismo culturale di questo tipo, peraltro solo nostrano. Non c’è dignità, non c’è rispetto per chi legge.

Roberto Ciai e Marco Lazzari hanno pubblicato il loro nuovo romanzo L’INFERNO DI ROMA, Leone Editore.

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