
George Grosz, I pilastri della societa’
Nei Pilastri della societá (1926) George Grosz evidenzia tutta la sua vena satirica cogliendo, con un’analisi spietata, le figure che meglio rappresentano il potere nella societá: due politici borghesi, un giornalista, un prete e dei soldati. In ogni personaggio Grosz enfatizza le fattezze, trasformando cosí i loro volti in ghigni mostruosi che sembrano provenire da un incubo.
Il militante in primo piano, con un boccale di birra in mano e il simbolo della svastica sulla cravatta, agguanta una spada e le sue idee bellicose fuoriescono dalla scatola cranica concretizzandosi in un cavaliere armato; il politico alle sue spalle, il cui aspetto grasso e flaccido tradisce il suo egoismo, ha un cumulo di escrementi al posto del cervello; il giornalista, che scrive ancora con una penna con la piuma ad indicare il suo conservatorismo, ha un vaso da notte al posto del cappello; il prete, con naso e orecchie rosse da ubriacone e gli occhi chiusi per non vedere, sembra vivere felicemente scappando dai problemi; infine i soldati sullo sfondo portano morte e distruzione con caparbio rigore, infatti un palazzo è già in fiamme.
L’artista opera, in ogni figura, una sintesi formale, ma mantiene in modo molto preciso alcuni dettagli che sono funzionali a livello comunicativo.
Grosz usa l’arma della pittura per criticare la situazione politico sociale della Germania nazista, una pittura brutale quanto i tempi che stava vivendo.
PER APPROFONDIRE:
La nuova oggettività tedescaa cura di E. Pontiggia
sempre sullo sfondo, è possibile vedere un edificio in fiamme