Titolo: DRACO L’OMBRA DELL’IMPERATORE
Autore: Massimiliano Colombo
Editore: Piemme
Note: Massimiliano Colombo ha già scritto due romanzi storici legati all’antica Roma, LA LEGIONE DEGLI IMMORTALI, tradotto anche in spagnolo, e IL VESSILLO DI PORPORA
Quando si leggono le pagine dei libri di Massimiliano Colombo si ha l’impressione che lui abbia veramente vissuto quegli avvenimenti, è come se la romanità ce l’abbia sotto pelle. DRACO ti coinvolge nella storia raccontata ma nel contempo si acquisiscono molte conoscenze della Storia, perchè l’autore è attento ad ogni dettaglio. In questo romanzo i clangori delle battaglie, le ansie, le paure e le vittorie esaltanti, con una storia di spie ed una d’amore, appassionano il lettore dalla prima all’ultima pagina.
Massimiliano Colombo dice di sè:
Ho sempre nutrito fin da bambino una passione sfrenata per gli uomini in armi in genere e per i legionari in particolare. Da dove mi arrivi questo trasporto proprio non lo so, in famiglia non ho avuto militari di professione o appassionati di Storia, quindi è qualcosa che porto misteriosamente nei miei geni. A otto anni disegnavo legionari e a 10 ho chiesto ai miei genitori di portarmi a Roma per vedere la tomba di Cesare e il Colosseo. A quei tempi collezionavo soldatini di tutte le epoche, ma i legionari romani erano i miei preferiti e la passione per i soldatini, e poi dei figurini storici, è rimasta il mio grande amore anche crescendo e mi è rimasta al momento di affrontare la vita militare. Ho servito nella Folgore e il destino ha voluto che il mio incarico fosse uno di quelli duri: comandante di squadra di fucilieri assaltatori. È stata un’esperienza che ha sicuramente rafforzato la mia ammirazione infantile per “l’essere soldato”, e una volta congedato, non ho potuto fare a meno che riprendere in mano i miei figurini, ma quando mi sono rimesso a dipingere ho capito che volevo sapere di più sul pezzo che stavo rappresentando. Quindi ho comunicato a documentarmi in modo sistematico e da quel momento non ho più smesso. È stato proprio durante una di queste mie ricerche nelle pieghe della Storia che mi sono imbattuto in una versione del De Bello Gallico edita dall’ufficio storico dello Stato Maggiore dell’Esercito che mi ha fatto riflettere su alcuni passi scritti dal grande Cesare. Durante la lettura del paragrafo riguardante il primo sbarco in Britannia ho sentito una sorta di trasporto, il desiderio di scrivere, anzi di descrivere quella scena. Ancora non lo sapevo ma quelle righe, sono poi diventate le pagine della “Legione degli Immortali”, un libro di grande successo che esce proprio in questoi giorni anche in Spagna. Sono passati dieci anni da allora e il desiderio non è passato. Ho pubblicato quattro libri, l’ultimo dei quali, Draco, l’ombra dell’Imperatore, è quello che mi ha maggiormente appassionato.
- A tuo giudizio quali sono i punti forza del tuo libro, l’aspetto affascinante di questa storia?
Ce ne sono diversi, ma senza dubbio il primo vero punto di forza del libro è la Storia stessa, quella realmente accaduta intendo. Il libro infatti ripercorre gli avvenimenti accaduti intorno al 360 d.C., anni oscuri, in cui la stabilità dell’Impero romano è sottoposta alla duplice minaccia dei barbari che premono ai confini, e delle lotte intestine rese più aspre dai tentativi di molti generali di autoproclamarsi imperatori. In questo scenario emerge la personalità straordinaria di Flavio Claudio Giuliano che la Storia ricorderà come “l’apostata”.
Nelle prime pagine Giuliano é un ragazzo giovane e timido, cugino dell’imperatore Costanzo II, unico suo parente rimasto ancora in vita. Particolare non trascurabile è che tutti gli altri suoi familiari, a cominciare dal padre, sono stati uccisi proprio dal cugino.
Costanzo II è infatti un uomo risoluto e diffidente per natura. Per mantenere il potere ha sterminato quasi tutta la sua famiglia ad eccezione del piccolo Giuliano che all’epoca aveva sei anni e non venne ritenuto un vero pericolo. Costanzo II persegue, durante il suo regno, una politica debole che crea malcontento tra le file dell’esercito e in diverse occasioni si vede costretto ad eliminare valorosi generali pronti ad usurpargli il trono.
Come se non bastasse l’impero comincia a cedere sotto la pressione dei nemici esterni, in particolare gli Alemanni, che attraversano il Reno dilagando nelle Gallie. Per dimostrare alle disastrate popolazioni della Gallia che l’imperatore sta cercando di arginare ilproblema delle invasioni germaniche, Costanzo trova nel giovane cugino, rimasto rinchiuso in una sorta di prigione dorata nella lontana Cappadocia, che nel frattempo è diventato adulto, una figura perfetta. È di sangue imperiale e allo stesso tempo totalmente estraneo alla vita militare e politica. Può quindi temporaneamente illudere i Galli che si sta cercando di arginare il problema che in realtà Costanzo non è in grado di affrontare, perché impegnato sul fronte orientale con la campagna di Persia.
Costanzo II chiama a sé il giovane cugino, lo innalza alla dignità di “Cesare delle Gallie”, gli affida un pugno di uomini e una missione impossibile: liberare la Gallia dalle incursione degli Alamanni.
Il libro inizia proprio qui, in un freddo 6 novembre del 355 d.C. a Milano.
Antefatto a parte, che potrebbe riempire interi libri da solo, è proprio questo viaggio iniziato nella Mediolanum di allora a rendere affascinante la storia. Il ragazzo parte con al seguito in esercito di trecentoottanta uomini, le uniche forze che Costanzo gli affida. Nessuno di questi uomini stima il giovane Cesare, nessuno ha fiducuia in lui. Troppo dedito ai libri e poco alla spada, Giuliano parte da Milano come lo zimbello dell’esercito ed è sicuramente attorniato da un nugolo di spie. Costanzo II, è da anni ossessionato dalla paura di perdere il potere e ha istituito una rete di spie per intercettare ogni oppositore. Uno di questi, Victor, è il protagonista della storia ed è il maestro d’armi che ha affiancato Giuliano al momento della sua partenza da Milano, un personaggio che ha realmente accompagnato il Cesare delle Gallie nel suo viaggio per l’Europa.
Victor è un esecutore, il braccio armato di menti che nel segreto delle stanze decidono il corso della storia. Formalmente incaricato del suo addestramento militare, affiancherà Giuliano in ogni sua mossa, per renderlo innocuo nei confronti delle ambizioni di Costanzo. Giuliano, però, è un uomo di studi, non un condottiero, un filosofo che crede ancora negli dei e non nel Cristo che li ha ormai soppiantati per legge. E Victor non è l’unico uomo nell’ombra. C’è qualcuno che osserva le sue mosse, e per proteggere se stesso e Giuliano sarà costretto ad abbandonare molte delle sue certezze e intraprendere una strada più insidiosa del previsto. Al fianco di Victor vi è Filopatròs, un greco, anch’egli una guardia del corpo di Flavio Giuliano. Tra i due nasce una forte amicizia ma anche il sospetto che forse anche Filopatròs stesso sia una spia messa li a controllare le mosse di Victor.
Victor, Filopatròs e Giuliano, tre personalità che convivono a stretto contatto e rappresentano altrettanti ideali politici e religiosi. Uno è senza fede, uno è cristiano e uno pagano. Uniti come fratelli dall’amicizia, separati dalle proprie ideologie a tal punto che alla fine la loro fede diventa un mostro interiore con il quale, loro malgrado, si trovano tutti e tre a combattere.
Intraprenderanno questo viaggio nel buio in cui è sprofondato l’impero romano e Giuliano stesso porterà i due suoi soldati a vedere una luce, quell’aura di magnificenza che aveva caratterizzato Roma per i precedenti quattro secoli. Miglio dopo miglio la gente affluisce nell’esercito del giovane Cesare, perché vede in lui una speranza e Giuliano non tradisce i suoi sostenitori, fino a barricarsi in una città pur di difendere i suoi abitanti dai pericolosi Germani. È l’apoteosi, la Gallia intera lo vuole, lo acclama e lui restituisce ai suoi l’orgoglio perduto schiacciando gli Alemanni a Strasburgo, dove riporta una decisiva vittoria coronando una serie di campagne condotte con maestria pari soltanto all’audacia, e imponendo sovente il suo volere ai propri titubanti generali. Da questa vittoria ha inizio la breve ma gloriosa e affascinante parabola dell’ultimo imperatore pagano di Roma antica. Egli libera i prigionieri, restaura il sistema finaziario, risana il bilancio di un impero decaduto. Oltrepassa nuovamente il Reno, entra in Germania e diventa l’ossessione per il cugino Costanzo, che invece continua a inanellare stalli e sconfitte.
Il piccolo ragazzo partito da Milano è diventato quello che Costanzo non avrebbe mai voluto. Un generale di ferro con un esercito di fedeli soldati.
Va eliminato e il compito è di quel Victor, il vecchio maestro d’armi partito con il giovane Cesare da Milano. Chi tradirà Victor? Giuliano oppure Costanzo?
- Perchè hai deciso di scrivere questa storia?
Volevo scrivere una storia antica ma che avesse un ritmo incalzante di stampo moderno di una spy sotry. Volevo scrivere del passato rendendo il lettore attento del fatto che quel passato, è ancora fortemente radicato in noi, che stiamo vivendo il risultato di decisioni prese più di millesettecento anni fa.
Non potevo quindi che scegliere Flavio Claudio Giuliano e il periodo in cui è vissuto. Un periodo di forti contrasti religiosi, di guerre contro nemici soverchianti e soprattutto di lotte intestine, di tradimenti, di spie, di assassinii decisi nelle stanze del potere.
Inoltre questo racconto mi permetteva di affrontare l’ambizioso progetto di raccontare una storia ambientata nel Tardo Impero, periodo reputato erroneamente come un momento di decadenza da molti. In realtà il tardo impero è poco conosciuto, ma non per questo meno affascinante delle epoche precedenti e l’Augusto Giuliano e i suoi contemporanei si sono rilevati personaggi strepitosi; basti pensare che, per esigenze di trama, ho volutamente limitato ad una trentina i personaggi che hanno realmente calcato la scena storica, ma avrei potuto metterne il doppio.
Draco per me non è un libro, sono mille, come le pagine che ancora avrei voluto scrivere su Flavio Claudio Giuliano, un ragazzo timido e impacciato, solo contro amici e nemici, davvero solo in quel mondo del quale diventa poi imperatore per poco, pochissimo tempo. Alla sua morte infatti il mondo scompare nell’abisso dell’oscurità. Il Medioevo con i suoi mille anni di buio è alle porte.