Henry Matisse e Wassily Kandinsky: due artisti del Novecento che hanno abbandonato la pittura tradizionale per dipingere una realtà filtrata dalla propria emotività e sensibilità.
Il primo è stato rappresentante del movimento Fauves e il colore, spesso antinaturalistico, diventa molte volte espressione di gioia di vivere, mentre le forme sono riprodotte nella loro essenzialità. Il dipinto andava realizzato in tempi brevi, per non perdere l’emozione, perciò dettagli e chiaroscuri sono stati aboliti. Esempi sono La danza, con le forme dei corpi definite dalla linea e i colori sono piatti e accesi, e La Stanza rossa dove la forma si annulla e si esalta il decorativismo.
Kandinsky preferisce le evanescenze cromatiche dell’acquarello, che imita con la pittura a olio, e i colori li esalta accostandoli al nero. Per lui ogni colore ha un proprio significato espressivo (“Lo Spirituale dell’arte, 1909) e la forma diventa autorefenziale nelle sue Composizioni, Impressioni e Improvvisazioni, arrivando così all’astrattismo. Quando il soggetto permane, come in Mosca I, i colori e la semplificazione formale evidenziano sempre aspetti lirici di una realtà fantasmagorica.