Oggi sul Corriere della Sera è apparso un bel articolo di Amos Oz dal titolo “Il dolore delle donne separate dal mondo”. Mi hanno particolarmente colpito tre passaggi che qui riporto e commento.
Oz scrive: “Alcuni avvocati del multiculturalismo radicale, alcuni fedeli fanatici del politicamente corretto ci dicono oggigiorno: «Bene, voi siete tra coloro che credono nella libertà di parola, altri credono nella parola di Allah, quale è la differenza tra voi e loro?». Bene, la differenza sta nel fatto che i sostenitori della libertà di parola non massacrano i seguaci di Allah, mentre al contrario una minoranza tra i seguaci di Allah stanno massacrando i sostenitori della libertà di parola.
Personalmente credo che già la definizione seguaci di Allah sia un’offesa ad Allah. Non basta uccidere dicendo “Allah akbar” per essere dei veri credenti. Anche i cattolici che uccidevano in nome di Dio non erano veri credenti. Le religioni insegnano amore e tolleranza, chi strumentalizza la propria religione per sfogare frustrazioni personali nei confronti della collettività oppure usa il nome del Signore (di qualsiasi Signore si tratti) per conquistare e imporsi, non è un vero fedele.
Se le vignette pubblicate erano ritenute offensive bisognava indignarsi in modo civile, ma purtroppo poiché la religione islamica è diffusa tra un milione e mezzo di persone, statisticamente parlando è facile che tra di loro si trovi l’esaltato con nessun senso dell’umorismo e che aspetta solo l’occasione per esternare la propria frustrazione.
Sempre Ox scrive che in ospedale conobbe un’infermiera araba: “Uno dei suoi argomenti era che milioni di spettatori delle televisioni di tutto il mondo sono indotti a guardare di continuo le manifestazioni pubbliche di mussulmani isterici ed estremisti, urlanti slogan fanatici, ripresi a minacciare con i pugni le telecamere. Ma nessuno può mai vedere alla televisione i milioni di mussulmani che, proprio durante quelle aggressive manifestazioni, siedono nelle loro case con le porte e finestre serrate, rosicchiandosi le unghie.”
Ma credo sia arrivato il momento, per questi milioni di pacifici mussulmani, di uscire dalle loro case serrate e iniziare a urlare al mondo, agli estremisti, che i terroristi sono falsi mussulmani, come ha dichiarato oggi il fratello di Ahamed Merabet, il poliziotto mussulmano ucciso davanti alla sede di Charlie Hebdo “L’Islam è una religione di pace e d’amore. Mio fratello è stato ucciso da due terroristi, da due falsi mussulmani“. Esattamente: falsi mussulmani che vanno isolati, che devono trovare terreno bruciato intorno a loro. E questo può essere fatto solo all’interno dell’Islam stesso, dove, però, c’è in atto una guerra civile tra Sciiti e Sunniti che porta via molte energie. Come noi cristiani, quando ci uccidevamo e massacravamo tra cattolici e protestanti…
Poi Oz scrive: “Forse il problema più doloroso in molte società mussulmane sono semplicemente i mariti. Intendo i mariti che obbligano le mogli a restare ignoranti, isolate, separate. Una donna ignorante ha molto poco da dare ai suoi figli piccoli. Un bambino che riceve poco dalla mamma nell’età prescolastica è quasi certamente destinato a restare molto indietro e spesso finisce per diventare una persona risentita, frustrata, persino violenta.”
Ovviamente condivido le parole di Oz. Ma più che una questione di ignoranza (l’ignoranza è diffusa anche tra cristiani, normalmente l’ignoranza va a braccetto con la povertà, infatti la delinquenza ha le sue radici nelle classi sociali più deboli), è una questione di rispetto e di diritti. In famiglie dove uomo e donna dialogano e dove entrambi hanno i medesimi diritti crescono figli con un maggior senso del rispetto reciproco e dei diritti che tutti devono avere.