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Introduzione
Nella nostra società, ogni giorno, ciascuno di noi entra in contatto con una grande quantità di immagini, come i manifesti pubblicitari attaccati ai muri, le figure, le fotografie e i disegni pubblicati su libri, giornali e riviste, le immagini in movimento proiettate ininterrottamente dalla televisione. Sono tutti testi iconici (dal greco eikon, «immagine»), ma sono molto diversi tra loro: cambiano le motivazioni per cui sono stati realizzati, i messaggi che comunicano, il valore che la società attribuisce loro, la difficoltà di comprensione da parte di chi li osserva.
Qualunque tipo di immagine è formato dalla combinazione di elementi fondamentali che costituiscono il linguaggio visivo. Per comprendere questo linguaggio bisogna saperlo decodificare, ossia individuare gli elementi che lo compongono e le regole che lo strutturano, che insieme formano i codici visivi.
Come la lingua parlata e scritta è costituita da elementi (le parole) che assumono un significato solo se collegati tra loro tramite delle regole grammaticali, così anche gli elementi di un’immagine acquistano ogni volta nuovi significati grazie alle regole che li strutturano.
Gli elementi visivi sono:
la linea, il colore, il volume, la luce, lo spazio.
Le regole sono:
il ritmo, la simmetria, le linee di forza, il peso-equilibrio, la dinamicità.
L’immagine d’arte è, in genere, più complessa da capire, perché in essa entrano in gioco molteplici fattori che contribuiscono ad assegnarle un valore culturale all’interno della società. Un’opera d’arte può essere guardata in modo superficiale, considerando solo se piace o se il soggetto che rappresenta ci affascina. Oppure può essere analizzata da diversi punti di vista che, se considerati nel loro insieme, forniranno una lettura approfondita sia del messaggio che essa comunica, sia del suo significato in ambito storico.
Studiare come è stato utilizzato il linguaggio visivo in un’opera d’arte significa farne un’analisi strutturale o formale.